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giovedì 20 maggio 2010

Honda NSR 500 rothmans 1985







fonte del testo qui sotto:
La Honda NSR 500, nelle sue varie evoluzioni, è stata di fatto una delle moto più vittoriose dei Gran Premi di motociclismo della Classe 500, regina quasi incontrastata fino all'avvento della classe MotoGP.

Portata in gara per la prima volta nel 1984 era dotata di un telaio perimetrale in alluminio, 4 cilindri a V di 112° con un singolo albero motore 2 tempi, 499 cc di cilindrata esatta, un peso di 135 kg. Dopo aver vinto il primo titolo mondiale nel 1985 con Freddie Spencer ha visto alla sua guida anche altri tra i più grandi piloti del motomondiale: Eddie Lawson, Mick Doohan, Wayne Gardner, Alex Criville, Tadayuki Okada, Sete Gibernau e gli italiani Pierfrancesco Chili, Luca Cadalora, Max Biaggi, Valentino Rossi, Loris Capirossi, solo per citarne alcuni.
Nel 1994 la moto venne arricchita da un sistema d'iniezione d'acqua allo scarico, che permette al motore di avere più potenza ai regimi più bassi, questo perché il sistema permette d'aumentare l'accordatura della camera d'espansione[1][2].
La sua carriera nel mondo del motociclismo ebbe termine nel 2002 con l'avvento delle nuove MotoGP e della sua sostituta, la Honda RC211V, La stagione 2001, l'ultima della Classe 500, vide la NSR cogliere l'ultimo alloro con Valentino Rossi alla guida, con una moto capace di sviluppare oltre 200 CV, mentre nel 2002 venne guidata solo da un team satellite.

 

lunedì 19 aprile 2010

HONDA NR 500 1979

Parte 1

Parte 2

Parte 3

Parte 4


Fonte MOTOBLOG: http://www.motoblog.it/post/18688/honda-nr-500-da-new-racing-a-nearly-ready
La Honda nel 1979 si impegnò nel più ardito progetto immaginabile: competere con una 500 4 tempi contro le allora imperanti 500 2 tempi. Nacque la NR 500: 4 cilindri, 8 valvole per cilindro, pistoni ovali, due bielle per cilindro.

Anche il telaio era innovativo: si trattava di un monoscocca “ad uovo” nel quale era inserito il propulsore. La NR 500 fu portata al debutto a Silverstone da Takazumi Katayama, ex iridato della 350 e dall’inglese Mick Grant. Il debutto fu un disastro: la moto aveva difficoltà di avviamento, fu lasciata partire dal fondo dello schieramento. Grant cadde e la NR si incendiò. Da allora la sigla NR, che stava per “New Racing” fu oggetto di scherno: fu soprannominata “Nearly Ready”, quasi pronta, o “Never Run”, non correrà mai.
In questo  video  qui  sotto  potrete rivivere alcuni  momenti  del  gp di  moto  del  1979 dove c'erano  tra i grandi come Kenny Roberts , Barry Shane ecc ecc  anche Graziano Rossi....... e poi  verso la fine del video  si  vede la NR 500  di  Grant che prende fuoco.............

 Successivamente fu portata in gara brevemente anche da Freddie Spencer. Ancora oggi è il progetto più complesso mai affrontato dal colosso di Tokyo.

Fonte del testo qui  sotto Derapate.it :  http://www.derapate.it/
Causa la limitazione a 4 cilindri allora in vigore ( anno  1979 ), la Honda pensò bene di progettare un 8 cilindri a V “mascherato”, con ogni coppia di 2 cilindri “fusa” in un unico cilindro ovale (erano conservate però le due bielle per ogni pistone, realizzato in ceramica) ad otto valvole. Il risultato fu appunto un 4 cilindri assolutamente anomalo con caratteristiche tipiche di un V8.
Il  motore era terribilmente inaffidabile -  toccava i 21mila giri, il telaio monoscocca in lamierino di alluminio - con parte della carenatura integrata al telaio, anzi si può ben dire come la carenatura stessa fosse il telaio! - le ruote in lega composite entrambe da 16 pollici, la forcella con le molle esterne ed i radiatori posti ai due lati della carena.
Il miserevole risultato di questo gigantesco sforzo progettuale votato alla stranezza a tutti i costi fu che la moto non conquistò mai neppure un singolo punto nel Mondiale!!!
Dopo tre anni di moto che esplodevano o prendevano fuoco dopo un giro di pista, dopo aver spesso pagato gli ultimi due qualificati in griglia perchè si ritirassero per far posto alle due NR che regolarmente erano troppo lente per qualificarsi , dopo aver umilmente rinunciato a tutte le inefficaci innovazioni della moto originale (si dovette ritornare precipitosamente già nel 1980 alle ruote da 18′, ad una forcella normale ed ad un telaio a traliccio in tubi)  la Honda alla fine del 1981 alzò bandiera bianca, mandando in pensione la disgraziata moto che sarà ricordata solo come il più completo e pietoso fallimento di ogni tempo nella Storia delle corse, dopo anni di titanici , testardi ed inutili sforzi, ed un enorme mucchio di soldi spesi.
 Comunque la NR 500 è e rimarrà un pezzo di storia, nel bene e nel male.

venerdì 9 aprile 2010

mercoledì 24 marzo 2010

Laurent Dutruel: dall'officina francese Zen Motorcycles escono due record mondiali a Bonneville.......

Fonte : Motonline

Dalla Francia fino al Salt Lake City, per coronare il sogno di una vita: è la carriera di Laurent Dutruel (www.laurentdutruel.com) dell'officina francese Zen Motorcycles, che si occupa della realizzazione di special oltre che della realizzazione... di mobili su misura! La versatilità di Laurent,  vanta anche una grande esperienza nella lavorazione dell'alluminio.   
Le sue special utilizzano per lo più parti realizzate artigianalmente.
Nostalgico appassionato dell'era delle Cafe Racer, Laurent ha cercato di ritrovare, nelle forme della sua special, il profilo aggressivo della Harley-Davidson XLCR 1000 del 77, la "cafe racer" per eccellenza.
Partito da un motore Buell della serie raffreddata ad aria (dunque parente stretto di quello della Sportster), ha cercato di spremerne il maggior numero di cavalli possibile dotandolo persino di un turbocompressore TD 05-16G, usato di solito sulle Mitsubishi o sulle Subaru.
Il forcellone artigianale di alluminio oscilla mediante un ammortizzatore Buell S1; ci sono poi due serbatoi per il carburante, uno più grande sotto il carter sinistro e uno più piccolo in posizione tradizionale. I due cerchi e l'avantreno provengono da una Buell XB, mentre il serbatoio dell'olio è stato alloggiato nel vano sottosella.
Ogni elemento non in commercio è stato realizzato artigianalmente in alluminio, mentre le parti dorate sono state placcate d'oro in laboratori di oreficeria di Ginevra, in Svizzera.
Con questa special Laurent ha tentato l'avventura della settimana dei record di Bonneville: partito dalla Francia alla volta dello Utah, al momento dell'iscrizione nella categoria 1000 A-PBG ha scoperto che il suo casco non era omologato e ha dovuto fare 200 miglia per procurarsene un altro. E ha fatto bene a non tirarsi indietro: la sua bicilindrica ha compiuto il primo passaggio a 140,347 miglia orarie, e quello di ritorno a 147,633. Sorpresi, gli ufficiali gli hanno fatto smontare il motore per essere certi che Laurent corresse nella categoria giusta, dopodichè hanno registrato il suo primo Land Speed Record.
Non contento, Laurent ha tentato anche nella classe APS, quella destinata ai "Partially Streamliners": installato un fender anteriore da streamliner e rimosse alcune parti (tra cui la copertura del radiatore dell'olio, per una minore resistenza), ha segnato il nuovo record da battere: 152,027 miglia orarie.
Land Speed Recors: ci sono quelli che la sognano e quelli che partecipano. Non pago, Laurent sta già pensando al 2010, quando parteciperà nuovamente alla Speed Week in sella a una Dyna 1560 cc in grado di raggiungere una velocità di almeno 175 miglia orarie.

martedì 16 marzo 2010

HONDA VFR 750 R

Non può Mancare anche qui su questo Blog questo bellissimo video che rappresenta una faccia della Honda , una faccia che ama le due ruote , ed è  anche  questo  uno  dei  motivi  perchè  la Honda ha  raccolto  tanti  consensi  in tutto  il  mondo  diventando la prima casa motociclistica mondiale  in  fatto  di  vendite ......anche nella passione e nell'arte di saper costruire e fabbricare una moto , la Honda  non è  seconda  a nessuno........ 


lunedì 8 marzo 2010

..::JOHN BRITTEN::........BRITTEN V1000.......e.................

SITO UFFICIALE: http://www.britten.co.nz/ 
La moto qui  sotto prende il  nome del  suo costruttore........
BRITTEN V1000 
Esoterica motocicletta opera del genio di John Britten - prematuramente scomparso con il suo sogno - che oggi rimane nel mondo reale sotto forma di 10 rarissimi esemplari.
FONTE: http://www.motoblog.it/tag/britten






Sakurambo:  Ha "costruito" case, macchine ,camper, aerei,moto, ecc.... e in tutto questo ha avuto il tempo di fare 5 figli con la biondona del video qui  sotto... Laughing   Bellissimo quando provano la moto e scoppia la forcella in carbonio,  i cui fili aveva incollato uno ad uno perchè non aveva i soldi!!!!



Un'accensione un pò difficoltosa ma poi sentite che sound:

Un giretto con la Britten V1000 al TT

Britten Bike Story - One Man's Dream 









Curiosità:  Fonte : http://www.motoblog.it/post/1353/premio-speciale-crs-alla-memoria-di-john-britten  
Fonte: http://www.repubblica.it/motori/dueruote/2010/02/17/news/motori_due_esemplari_di_britten_esposti_al_mad-2335278/
Il ricordo dell'estro del "maestro" è ancora vivo nella memoria di Roberto Crepaldi, fondatore della casa motociclistica milanese CR&S che con Britten ha collaborato dal 1992 al 1995, anno della sua prematura scomparsa: "John Britten è stato un genio delle due ruote. Nel suo garage di casa a Christchurch costruì con un gruppo di amici la moto che è stata riconosciuta come la più evoluta al mondo. E lo è tuttora. John mi ha trasmesso la caparbietà, ma soprattutto la voglia di mettere in pratica i propri sogni".
Per chi si trova dalle parti di Milano quindi una tappa al MAD è d'obbligo.  Il giovane marchio CR&S che tanto abbiamo ammirato al salone di Milano (!) nasce come una “costola” della “Britten”, dal legame tra Roberto Crepaldi e John Britten, il grande progettista e designer motociclistico neozelandese . Da qui l’iniziativa di creare un premio a lui dedicato, da attribuire ogni anno, a partire dal 2006, al progetto motociclistico più innovativo tra tutti quelli presentati ai vari Saloni.
La CR&S in questo modo desidera contribuire alla valorizzazione del design, di uno degli aspetti fondamentali delle due ruote, capace di toccare non solo le corde della passione, ma anche di sfidare le leggi del rapporto forma-funzione.
Il premio “John Britten per il Design Motociclistico” sarà quindi annualmente assegnato dalla CR&S a chi riesce a realizzare, partendo dall’oggetto-motocicletta, una “opera d’arte” capace di farsi ammirare e far discutere.

venerdì 26 febbraio 2010

Domenica 28 Febbraio il Mondiale SuperBike ricomincia,nel frattempo........



mentre gli highlights del  2009  lo  potete trovare qui:
http://nelboxcongamberettoefelipeto.blogspot.com/2010/02/la-determinazione-di-ben-spies.html

HONDA RC 142

E' grazie a questo modello del 1959 che la honda ha celebrato i suoi primi 50 anni di corse motociclistiche! e scusate se è poco.......





Giugno 1959 Isola di  Man
Honda arriva all'isola di Man al TT con 5 piloti, 4 giapponesi e un'americano.
Portano con sé cinque 125cc bicilindriche in linea dette RC142 ,4 moto in più ,parti di ricambio e gli strumenti per creare un'officina ambulante - un'approccio molto professionale. Il motore è un quattro tempi , bicilindrico in linea,con i cilindri leggermente inclinati in avanti fino a 6 gradi, DOHC ( due alberi a camme)
Ci sono due valvole per cilindro, come si può chiaramente vedere dalla posizione delle candele nella foto. Alesaggio e corsa  44 x 41 mm per una capacità di 124,6 cc, e con un rapporto di compressione di 10,5: 1, 18,5 CV  a 13.000 giri / min;con un allungo fino a 14.000 giri / min. L'angolo della valvola di  aspirazione è di 40 gradi e di 44 gradi per le valvole di scarico.. La lubrificazione è a carter umido, porta 2 litri di olio.  6 marce, pesa 87 kg ,Il passo è 1.265 millimetri. Nel TT, le moto finirono al 6, 7, 8 e 11 posto, le Honda sono affidabili, ma non ancora abbastanza veloci, anche se i risultati senza dubbio sarebbero stati di  maggior rilievo se  i top rider erano  europei!!, che conoscevano bene il difficile e lungo percorso del TT. Dopo la gara, il team Honda è tornato in Giappone per migliorare le loro moto per poter battere le case europee e dominare il mondo.
Spesso si è scritto che la Honda RC142 era la copia della NSU Rennmax. A mio parere, è una sciocchezza, e la gente dicendo questo  non sapeva  di cosa stava parlando, xchè Oltre al fatto che la Honda nel lontano Giappone, non aveva assolutamente l'accesso ai dati segreti del reparto corse NSU, la Rennmax era 250, l'Honda 125 cc.  Gli unici punti in comune erano gli l'alberi a camme con cuscinetti conici e non erano identici, e il fatto che era un twin in linea a quattro tempi, per il  resto è tutta una storia a parte meccanicamente parlando...........
Fonte: http://www.vf750fd.com/Joep_Kortekaas/honda_race_history.html

Progresso o Regresso?

Fonte:
Motonline
Non ci sono più rombi cupi e sibili acutissimi. L'elettronica domina e i motori emettono suoni strani, scordati, anche se spingono come mai prima.


 C'erano una volta moto che suonavano sinfonie. Riconoscevi l'urlo delle 500 quattro cilindri anche bendato: erano belve che solo pochissimi fuoriclasse hanno saputo domare. Da bambino restavi incantato dal sibilo della Kreidler 50, penetrante come una lama. I tecnici d'esperienza capivano con l'orecchio se una carburazione era troppo grassa o troppo magra.
 Adesso è tutto un altro suonare. Certo, guardare la Superbike da bordo pista è sempre uno spettacolo che rapisce. Ma l'orchestra, ahimè, non è più quella di una volta. I motori borbottano, ratano, tossiscono. Sembrano rotti. Invece tutto funziona, anche troppo. Adesso è l'elettronica che detta lo spartito. Nelle centraline miliardi di bit fanno instancabilmente gran parte del lavoro: controllano il freno motore, l'apertura delle farfalle. Gestiscono l'erogazione, la trazione e non fanno più impennare la moto.
 La Superbike brilla e le emozioni straripano. Ma a chi ha superato i quarantanni quei motori balbettanti fanno un effetto strano. Sembrano rotti eppure vanno benissimo.
Nostalgia per un motociclismo che non esiste più? O inarrestabile progresso? La linea è sottile. Il fatto incontestabile è che l'elettronica tiene in ostaggio il motociclismo moderno. Ma vai a toccarla. Gli ingegneri sostengono che lo sviluppo in pista ha permesso alle case di dotare le maxi stradali di assistenze elettroniche che hanno aumentato la sicurezza e il piacere di guida.
Ma perché progettano motori da 180 cavalli se poi la metà restano nella stalla? Tanto varrebbe averne cento, come una volta, e poterli scatenare tutti. A discrezione, quando ci pare e quando si può. Lo stesso in pista: perché non rimettere i piloti di fronte all'arcaico dilemma "Apro, non apro" e lasciare la natura a discriminare tra i piloti normali e i fuoriclasse?
Prima era così. Adesso chissà......

venerdì 12 febbraio 2010

Honda RC166 6 Cilindri

Fonte delle foto qui sotto:






 







Fonte delle informazioni scritte qui sotto:

Honda RC166 a sei cilindri (ovviamente 4 tempi, bialbero, 4 valvole per cilindro, raffreddamento ad aria) di Mike Hailwood, progettata a soli 24 anni di età dal geniale Soichiro Hirimajiri. E’ però al grande Jim Redman che si deve la lunga messa a punto della versione precedente della 6 cilindri, cioè la RC165, che iniziò a correre già nella stagione 1964, sebbene, all’inizio, con gravi problemi di affidabilità.
  Questa eccezionale moto è da tutti gli esperti considerata forse il più bel pezzo di meccanica che mai sia apparso sulle piste.
Piccola, compatta, molto veloce ed agile, incredibilmente stretta considerando la bancata degli inclinati sei cilindri in linea frontemarcia, con il grosso ed alto Mike Hailwood sopra il bolide rosso e argento sembrava ancora più minuscolo!
L’ indimenticabile urlo, così rauco, terribile, acuto, unico ed esclusivo che usciva dai suoi sei megafoni (specie quando passava i 18 mila giri!!) resta la musica più celestiale che mai appassionato possa sperare di udire. Io lo udii allora, vedendoci spesso sopra Mike the Bike in persona - assistito da Nobby Clark - che si dava da fare per scaldarla, e poi correrci velocissimo, e posso ben dire di essere stato molto fortunato! Risentirlo l’anno scorso al Grand Prix Riviera di Rimini non fu la stessa cosa, in sella c’era sì il compagno di squadra di allora in 250 di Mike, il Nordirlandese Ralph Bryans (che lo aiutò a vincere quello che fu forse il più incredibile Campionato del Mondo di Tutti i Tempi, la classe 250 del 67, che vide alla fine Hailwood e Read finire a pari punti), ma la moto era una replica, sia pure esatta e perfettissima della RC166, costruita dal Museo Honda di Motegi per non stressare l’unico esemplare veramente originale ancora esistente.

Aveva oltre 60 Cv (portati a 65 nella versione 1967) a 18 mila giri, sette marce, 112 Kg a secco, velocità massima circa 250 Km/h. Con essa, Hailwood dominò nel 1966, vincendo 10 Gp - cioè TUTTI quelli che Mike effettivamente disputò - su 12, e vinse pure l’anno successivo, per una vittoria in più, pur finendo come detto a pari punti con Read!




Mike Hailwood all'azione con la RC166




















Qui  sotto potete ammirare una delle prime apparizioni della   
Honda RC166 a sei cilindri quando una delle tappe dei  gran premi  delle moto era ancora sul TT all'isola di Man   






Un  bel  video Giapponese

lunedì 8 febbraio 2010

SuperMotard tra noi


Eccomi  ritratto  in alcune foto  al  Sagittario scattate da Gamberetto ,  Ignaro  del  pericolo !!!
 
 
  
 
 
 
Un pò di  foto miste    




  
  
  

































Ed ecco qui sotto Gamberetto con il suo KTM Supermotard  e con un pò  di  anni  in meno !!!
















































 
 

giovedì 28 gennaio 2010

Opee, il cane amante delle ruote tassellate!!!!

Fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2010/01/25/foto/opee_cane_motocross-2066889/1/

Più la moto va veloce, più lui è contento. Si chiama Opee, ha otto anni e appartiene alla razza dei pastori australiani. Dopo anni di allenamento, è diventato un campione del motocross insieme al suo padrone, Mike Schelin. Ad oggi Opee si è cimentato in alcuni tra i circuiti più estremi della California, superando la velocità di 240 chilometri orari. "Un vero e proprio prodigio delle due ruote", lo descrive Mike, che racconta come è iniziata la sua "carriera". "Un giorno stavo salendo in moto, sentendomi un po' in colpa perché lo stavo lasciando solo. Lui, senza pensarci due volte, è montato in sella. Abbiamo fatto un giro ed è lì che ho capito: è nato per correre". Da allora Opee non si è più fermato: con tanto di casco e occhialetti, è diventato un mito del motocross.