di Paola Baronio
Riedito in Italia il libro cult di Ted Simon che trent'anni fa ispirò i motociclisti di tutto il mondo. Si legge come un romanzo, pieno di storie e di personaggi che non hanno perso smalto né attualità
Non sono molti i libri che davvero non devono mancare nella libreria di un motociclista curioso. La passione spinge a scrivere tanti articoli e tanti testi ma sono pochi quelli che vale realmente la pena di leggere e di rileggere. Tra questi c'è sicuramente "I Viaggi di Jupiter. Il giro del mondo in motocicletta" di Ted Simon, pubblicato la prima volta nel 1979 ed ora di nuovo disponibile in Italia per i tipi di Elliot Edizioni.
Nato nel 1931 in Germania, scrittore e giornalista per note testate (The Observerer, Daily Express, Sunday Times) Ted Simon nel 1973 ha iniziato un favoloso viaggio intorno al mondo con una Triumph Tiger 100 percorrendo 103.000 chilometri attraverso 45 paesi.
Il risultato è stato un libro cult per intere generazioni di motociclisti e viaggiatori che ne hanno apprezzato lo spirito di avventura e di scoperta oltre che la grande capacità narrativa: i diari di Simon si leggono infatti come un romanzo, carico di colpi di scena e personaggi.
A distanza di 30 anni dalla sua prima pubblicazione il libro regge assolutamente la prova del tempo. Lo scrive lo stesso Simon nella prefazione dedicata alla ristampa:
"(…) Da quando ho terminato il mio viaggio, più di trent'anni fa, il mondo è cambiato: è quasi irriconoscibile. Eppure leggendo di nuovo queste pagine, penso che se dovessi fare questo viaggio oggi, mi potrebbero capitare esattamente le stesse cose di allora. Forse, a questo giro, non mi rinchiuderebbero in prigione in Brasile, ma probabilmente lo farebbero in Iran. Forse hanno smesso di sparare alla gente nelle strade in Cile, ma ho sentito che in Afghanistan i proiettili sibilano liberi, in abbondanza. Forse non mi troverei a percorrere in moto le rivoluzioni in Mozambico e Perù, ma ci sono tante aree "calde" sulla mappa del mondo. Forse adesso hanno asfaltato la strada su Nullarbor, ma scommetto che i sentieri polverosi del Sudan sono ancora più disastrosi di allora. E nel 1973 i problemi più grossi erano… povertà, terrorismo e inquinamento ambientale". Personaggio inquieto, curioso e vitale, Ted Simon nel 2001, all'età di settant'anni, ha nuovamente compiuto lo stesso percorso in soli tre anni. Quest'ultima esperienza è raccontata in Dreaming of Jupiter, pubblicato nel marzo del 2007. L'attore Ewan McGregor ha tratto da I viaggi di Jupiter la serie televisiva Long Way Round.
"I viaggi di Jupiter. Il giro del mondo in motocicletta", Ted Simon, Elliot Edizioni, 18.50 euro.
Non sono molti i libri che davvero non devono mancare nella libreria di un motociclista curioso. La passione spinge a scrivere tanti articoli e tanti testi ma sono pochi quelli che vale realmente la pena di leggere e di rileggere. Tra questi c'è sicuramente "I Viaggi di Jupiter. Il giro del mondo in motocicletta" di Ted Simon, pubblicato la prima volta nel 1979 ed ora di nuovo disponibile in Italia per i tipi di Elliot Edizioni.
Nato nel 1931 in Germania, scrittore e giornalista per note testate (The Observerer, Daily Express, Sunday Times) Ted Simon nel 1973 ha iniziato un favoloso viaggio intorno al mondo con una Triumph Tiger 100 percorrendo 103.000 chilometri attraverso 45 paesi.
Il risultato è stato un libro cult per intere generazioni di motociclisti e viaggiatori che ne hanno apprezzato lo spirito di avventura e di scoperta oltre che la grande capacità narrativa: i diari di Simon si leggono infatti come un romanzo, carico di colpi di scena e personaggi.
A distanza di 30 anni dalla sua prima pubblicazione il libro regge assolutamente la prova del tempo. Lo scrive lo stesso Simon nella prefazione dedicata alla ristampa:
"(…) Da quando ho terminato il mio viaggio, più di trent'anni fa, il mondo è cambiato: è quasi irriconoscibile. Eppure leggendo di nuovo queste pagine, penso che se dovessi fare questo viaggio oggi, mi potrebbero capitare esattamente le stesse cose di allora. Forse, a questo giro, non mi rinchiuderebbero in prigione in Brasile, ma probabilmente lo farebbero in Iran. Forse hanno smesso di sparare alla gente nelle strade in Cile, ma ho sentito che in Afghanistan i proiettili sibilano liberi, in abbondanza. Forse non mi troverei a percorrere in moto le rivoluzioni in Mozambico e Perù, ma ci sono tante aree "calde" sulla mappa del mondo. Forse adesso hanno asfaltato la strada su Nullarbor, ma scommetto che i sentieri polverosi del Sudan sono ancora più disastrosi di allora. E nel 1973 i problemi più grossi erano… povertà, terrorismo e inquinamento ambientale". Personaggio inquieto, curioso e vitale, Ted Simon nel 2001, all'età di settant'anni, ha nuovamente compiuto lo stesso percorso in soli tre anni. Quest'ultima esperienza è raccontata in Dreaming of Jupiter, pubblicato nel marzo del 2007. L'attore Ewan McGregor ha tratto da I viaggi di Jupiter la serie televisiva Long Way Round.
"I viaggi di Jupiter. Il giro del mondo in motocicletta", Ted Simon, Elliot Edizioni, 18.50 euro.
Il motore era terribilmente inaffidabile - toccava i 21mila giri, il telaio monoscocca in lamierino di alluminio - con parte della carenatura integrata al telaio, anzi si può ben dire come la carenatura stessa fosse il telaio! - le ruote in lega composite entrambe da 16 pollici, la forcella con le molle esterne ed i radiatori posti ai due lati della carena.
Il miserevole risultato di questo gigantesco sforzo progettuale votato alla stranezza a tutti i costi fu che la moto non conquistò mai neppure un singolo punto nel Mondiale!!!
Dopo tre anni di moto che esplodevano o prendevano fuoco dopo un giro di pista, dopo aver spesso pagato gli ultimi due qualificati in griglia perchè si ritirassero per far posto alle due NR che regolarmente erano troppo lente per qualificarsi , dopo aver umilmente rinunciato a tutte le inefficaci innovazioni della moto originale (si dovette ritornare precipitosamente già nel 1980 alle ruote da 18′, ad una forcella normale ed ad un telaio a traliccio in tubi) la Honda alla fine del 1981 alzò bandiera bianca, mandando in pensione la disgraziata moto che sarà ricordata solo come il più completo e pietoso fallimento di ogni tempo nella Storia delle corse, dopo anni di titanici , testardi ed inutili sforzi, ed un enorme mucchio di soldi spesi.
Comunque la NR 500 è e rimarrà un pezzo di storia, nel bene e nel male.