giovedì 10 dicembre 2009

- Con la Bonneville a Bonneville........ Quattro primati della categoria -

Fonte due ruote, motonline : http://www.motonline.com/sport/articolo.cfm?codice=205388%20

Alan Cathcart, uno dei giornalisti specializzati in motociclismo più esperti e conosciuti al mondo, nonché collaboratore in esclusiva per l'Italia della rivista due ruote e motonline, ha recentemente stabilito quattro record mondiali di velocità sul lago salato di Bonneville, nello stato americano dello Utah.




Da sinistra, Andrew Cathcart, Matt Capri e Alan Cathcart con le due moto dei record

I record sono stati ottenuti in collaborazione con Matt Capri, proprietario della South Bay Triumph a Lomita in California, già vincitore della qualifica di Concessionario dell'Anno per la Casa inglese. Inoltre vale la pena di ricordare che i nuovi primati sono stati stabiliti in sella a Triumph Bonneville con diversi livelli di elaborazione, nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell'entrata in produzione di questo mitico modello.



Guidando una Bonneville in regola col codice della strada americano e preparata da Matt Capri, Cathcart ha abbattuto il muro delle 150 miglia (241 km/h) e precisamente ha stabilito i nuovi primati sul miglio lanciato, a 152,678 mph – 245,71 km/h, e sul chilometro lanciato a 152,770 mph – 245,85 km/h per la categoria dei 1000 cc bicilindrici aspirati e privi di carenatura aerodinamica.
Successivamente, Cathcart è salito in sella a una Bonneville sovralimentata con turbocompressore, anche questa elaborata da Matt Capri, ed ha ottenuto altri due record sulle medesime distanze, ossia miglio e chilometro con partenza lanciata, rispettivamente a 165,405 mph – 266,2 km/h e 165,672 mph – 266,62 km/h, con miglior passaggio a 171,624 mph – 276,20 km/h. Questi nuovi primati sono riconosciuti validi dalla Federazione Motociclistica Internazionale per la categoria 1000 cc bicilindrici sovralimentati senza carenatura; quello sul miglio lanciato è anche il nuovo primato AMA (Associazione Motociclistica Americana).
"Quando la Federazione Internazionale ha creato la nuova categoria "Bicilindrici" – spiega Alan Cathcart – ci è sembrato importante ottenere questo riconoscimento di primato mondiale per un esperimento al quale ci stavamo preparando dal 2007. Superare il muro delle 150 miglia orarie con una Bonneville di serie era il nostro obiettivo principale. Matt è stato bravissimo a preparare la moto per il tentativo di record sul lago salato, a oltre 1300 metri di altitudine, e anche nel realizzare una moto, la Bonneville sovralimentata, che ha guadagnato altri due record nonostante che sia stata costruita e messa a punto praticamente nel tempo libero. Il potenziale di questa "turbo" è notevolissimo; sono convinto che nell'attuale configurazione naked possa spingersi oltre le 180 miglia orarie (290 km/h) e anche molto di più con una carenatura. Magari l'anno prossimo torneremo per cercare di entrare nel Club delle 200 miglia".
"Le Triumph di Matt Capri – aggiunge Alan – erano equipaggiate con pneumatici Pirelli racing da bagnato. Questo ci ha permesso di disporre di una grande trazione nei primi due giorni, quando gli altri team erano altamente limitati dalle condizioni scivolose della pista in seguito alla pioggia caduta sul manto salato la settimana precedente. Poter mettere a punto la moto in queste condizioni ci ha avvantaggiato rispetto agli altri concorrenti, Buell, Ducati, Norton, Honda e Harley, e anche quando la pista si è asciugata, abbiamo apprezzato e messo a frutto l'ottimo grip delle Pirelli, alle quali devo riconoscere un grande contributo nella realizzazione di questa impresa".




 
 



mercoledì 9 dicembre 2009

Stephanie Raphaël : SuperStuntChick

Sono una ragazza francese che vive in Belgio , ho 21 anni e mi sono interessata allo stunt riding grazie al mio ragazzo Johnnie DO ,ho iniziato nel novembre del 2006 dopo che ho guidato una Honda NS1 80 c.c.  per un mese , mentre ora guido un cb 500 ....  Ovviamente ci  invita tutti al  suo myspace:
  http://www.myspace.com/superstuntchick


 

 

 











Questa ragazza alza tutte e due le mie moto ......... :oops:

martedì 8 dicembre 2009

- Omobono Tenni , l'antenato di Valentino Rossi!!! -

Il mio primo e ultimo moto club aveva  il  suo nome!!! non sapevo nemmeno chi  fosse Omobono  Tenni....onoratissimo!!!!devo  ringraziare  anche lui per la mia prima pistata a Vallelunga con la mia seconda moto l'Aprilia Rs 125  2 tempi .....altri  tempi  e che tempi .-)

fonte: http://rocket-garage.blogspot.com/2009/12/black-devil-lantenato-di-valentino.html



Tommaso Omobono Tenni (1905 - 1948) è stato uno dei più grandi piloti del motociclismo, paragonabile solo a Tazio Nuvolari ma meno conosciuto dal grande pubblico.
Nel 1937 in sella a una Moto Guzzi 250 vince il Tourist Trophy sull’Isola di Man , primo non Inglese a vincere la gara allora più famosa al Mondo. Era alla sua seconda partecipazione e già nelle prove si era messo in mostra per l’estrema audacia con cui si buttava a capofitto su quel terribile e pericolosissimo circuito lungo 37 miglia da fare in 7 giri tra muretti a secco, pali, case e nebbia nella zona interna all’isola.
Gli inglesi lo chiamarono «black devil», diavolo nero, ricordando con ammirazione la sua guida spericolata.
Eppure non sono in molti, oggi, a ricordare Omobono Tenni , asso della moto fra i più grandi di ogni tempo. La sua capacità di essere più veloce degli altri anche in condizioni di inferiorità del mezzo meccanico, lo stile di guida, l’immedesimazione con la moto, il coraggio, l’approccio alla corsa così come all’esistenza sempre in bilico fra l’impegno più strenuo e l’estro divertito lo assimilano al campione più acclamato dei nostri giorni, Valentino Rossi.



Sempre su  Rocket-garage Francesco commenta cosi' :
Non so se dopo una caduta in cui perdi due dita, valentino avrebbe il coraggio di mettersele in tasca e concludere la gara!

Gamberetto a domicilio.................

Un cambio ammortizzatori a domicilio di  amici   molto  speciali..........su  una moto  speciale  , lasciamo  parlare le immagini e un video.

                                                                                  


giovedì 26 novembre 2009

-Gamberetto alle prese con una Honda CB 750 Four-


Non ha  importanza se vecchie o  moderne se supersportive , naked , custom ecc  l'importante  è  mettere  le mani  su  mezzi  che sono  su  due ruote   solo  cosi' riusciamo  a placare  i  nostri  bollenti spiriti  e calmare  la nostra irrefrenabile passione, ma dobbiamo  dire che  avere dentro  un box una moto  del  genere ci  gratifica parecchio  !!!!  Grazie Gamberetto che mi hai  dato l'opportunità di  toccarla, annusarla , guardarla e provarla !!!

  

1.    Sostituzione pneumatici anteriore e posteriore.
2.    Controllo e centratura con la relativa sistemazione cerchio anteriore.
3.    Sistemazione forcella storta anteriori, con la relativa rettifica.
4.    Sostituzione olio forcelle.
5.    Sostituzione e revisione rondelle e coppiglie di drenaggio forcella anteriore.
6.    Sostituzione paraoli forcella anteriore.   
7.    Sostituzione pasticche freno anteriore e pasticche posteriori al 70 %.
8.    Sostituzione cavo tachimetro e la relativa guaina.






1.    Sostituzione assale del forcellone posteriore
2.    Sostituzione e rettifica bronzine sx e dx forcellone posteriore

 

  

Ciao da Gamberetto  e Felipeto  alla prossima !!!




lunedì 23 novembre 2009

- La Maledizione delle Tre J -

Nel Box con Gamberetto e Felipeto si sente anche la Musica e che musica ......................Si ringrazia Luisa  ( Felipeta ) per quello che ci dice qui sotto:

.... si parla della maledizione delle tre J..... in quegli anni di cambiamenti era il 68 circa c'erano tre grandi artisti nella scena musicale


Janis joplin appunto che si affermava come prima donna del rock ,il poeta maledetto Jim Morrison e
Jimi Hendrix che aveva cambiato e rivoluzionato il modo di suonare la chitarra.....


Oltre ad essere tre grandi che hanno lasciato il segno nella storia della musica li  ha uniti anche la morte...


Janis joplin fu trovata morta a Los Angeles nel 1970 per overdose di eroina a 27 anni, fu  poi  la volta  per Jim Hendrix che morì nel 1970 anche lui per una miscela di psicofarmici e tranquillanti a 28 anni e lo stesso Jim Morrison 1971 a 29 anni............ cosi' giovani e in poco tempo hanno fatto la storia........


.... quanto mi piace la storia della musica e quella degli anni 70 è strepitosa!!

Luisa



Janis joplin


piece of my heart






Cry Baby





Summertime







Jim Morrison

Riders on the Storm


Hello, I Love You




Light my fire






Jimi Handrix

Purple haze




Hey Joe




ed infine:

The star-spangled banner (una cover dell'inno degli Stati Uniti, eseguita da Hendrix con una forza e dei suoni stranianti che era facile intendere come la sua protesta per la violenza delle politiche degli USA, nella guerra in Vietnam e negli scontri sociali) by wikipedia


domenica 22 novembre 2009

-Correva l'anno 1930 quando CRIVEL cantò "MA COS'È QUESTA CRISI?"-

Fonte dal  Blog Morte o Gloria : http://morteogloria.blogspot.com/2009/11/ma-cose-questa-crisi.html

Di  video e materiale fotografico per fare tanti Post di  nostra produzione ce ne abbiamo ma nel  frattempo ..........

Non ho  resistito  dovevo  postarlo ..........quanto  è  attuale ?

Mi  viene da dire : C'è sempre una via di  uscita !!! no ?, e parla uno  che  la crisi  la sta sentendo  moltissimo , ma  che  appunto  con la nostra passione per le moto  cerchiamo  di   superarla !!  


Colgo  l'occasione per  salutare  Cesare un nostro amico del  lavoro, purtroppo  non c'è  più  per un incidente  avuto  su  due ruote........... lo  voglio  ricordare xchè  era una bellissima persona e  lavoratore  , faceva almeno  tre lavori , tutti  umili .........
Ciao  Cesare





Dalla canzone:   
Rinunciate all'opinione della parte del leone e chissà che la crisi finirà.
 

sabato 14 novembre 2009

Un Sabato con gli Amici e le Moto...........

Cosa chiedere di  più  che   trovarsi  dentro  al  box  con Gamberetto mettere mano  su  una moto   d'epoca   e ritrovarsi  con degli amici ?
questo  sabato   sono  venuti  a trovarci  Tinapica e Flash.

I lavori  di  manutenzione  sulla Matchless continuano ( Gamberetto  ne  ha fatte  di  cose  ma per ora  non diaciamo  nulla )........ posso  solo dire che oggi  io  mi  sono  messo   li  nel  box  armato  di   spugnette  d'acciaio  , panni  e  pasta  abrasiva  ed ho  messo  per la prima  volta  mano  sulla  vecchietta per ridare  un pò  vita  ai  carter, coperchio  punteria  ecc ecc (però  il  grosso  già  l'aveva  fatto il  Gambero !!!!dare  sempre a Cesare  ciò  che è  di  Cesare !!! ) 



 
 



Il  serbatoio della Tinapica  bike .............
 Nascera un amore tra questi  due? 

                          













Poi subito  al  lavoro  per alzare il  posteriore  della piccola  Bonny di  Tinapica........



Ciao e  alla  prossima ................

martedì 10 novembre 2009

Nessuna nazione al mondo, se non l’ Italia, può vantare......l'essenza della moto si sta perdendo di vista?!

C’era una volta… la moto italiana!


Fonte :  http://www.dueruotenelweb.it/2009/06/cera-una-volta-la-moto-italiana.html

Benelli 98 del 1921
Benelli 98 del 1921
Nessuna nazione al mondo, se non l’ Italia, può vantare un così alto numero di fabbriche motociclistiche dagli anni ’20 agli attuali anni del ventunesimo secolo.
E’ bene ricordarlo, anche se tutto è andato dimenticato da quando nel nostro continente fecero ingresso le moto giapponesi già alla fine degli anni ’60.
L’Italia  fu una vera e propria fucina motociclistica che vide il suo maggiore proliferare subito dopo il termine della due guerre mondiali, quando molti imprenditore poterono convertire le loro fabbriche specializzate in produzione di materiale bellico in qualcosa che in quel momento rappresentava la più grande necessità del Paese, ovvero la mobilità della popolazione.
Vediamo così sorgere nei primi degli  anni ’20  diversi marchi più o meno importanti, più o meno longevi, più o meno rappresentativi: Benelli (Pesaro), Bianchi (Milano), CM (Bologna),  Della Ferrera (Torino), Frera (Tradate), Ganna (Varese), Garabello (Alba e Torino), Garelli (Sesto San Giovanni, Torino), Gilera (Arcore), Mas (Milano), Moto Guzzi (Mandello del Lario), Sertum (Milano), Taurus (Milano).
Tutti modelli che vedevano come primaria importanza un basso costo di acquisto, l’economia di gestione ed una facile reperibilità dei ricambi.
Moto Guzzi Dondolino del 1946
Moto Guzzi Dondolino del 1946
Passando agli anni ’40, terminata la seconda guerra mondiale, vediamo proliferare ancora nuovi marchi, mentre le moto diventano più sofisticate e veloci, ed il quattro tempi  comincia a prendere maggiore campo a dispetto del due tempi,  strutturalmente molto più semplice nella meccanica, nella manutenzione e naturalmente meno costoso all’acquisto; ma di contro molto fumoso, facile al grippaggio (considerata la scarsa qualità degli olii di allora), scarso di coppia ai bassi regimi.
Nasce così l’ Aermacchi (Varese) che già dal 1912 costruiva aerei, Aero Caproni (Arco di Trento) anch’essa ex fabbrica di aerei, Berneg (Casalecchio di Reno), Beta (Firenze), Breda (Milano), Ceccato (Alte), Cimatti (Pioppe di Salvaro (BO), Comet (Bologna), Demm (Porretta Terme), Ducati (Bologna), Gitan (Caorso), Guazzoni (Milano), Imn (Baia di Napoli), Innocenti (Milano), Iso (Bresso), Itom (Torino), Laverda (Breganze), Maserati (Modena), Mi-Val (Gardone Valtrompia), Mondial (Bologna), Moto Morini (Casalecchio di Reno), Motobi (Pesaro), Motom (Milano), MV Agusta (Verghera, Varese), Ollearo (Torino), Parilla (Milano), Piaggio (Pontedera), Rumi (Bergamo), Sterzi (Palazzolo sull’Oglio).

Sarebbe veramente bello veder risorgere marchi come Aermacchi, Laverda, Mondial, Motom, Parilla e Rumi.
Ma purtroppo oggi i tentativi di far rinascere un marchio sono sempre più difficili, anche perché chi vi tenta è generalmente qualche imprenditore con nessuna tradizione motociclistica alle spalle e che pensa solamente al business.

Si vedono così spuntare degli ibridi con motori presi chissà dove, telai assemblati chissà dove e con molta componentistica cinese.
Moto che non rispcchiano nessuna tradizione della ex casa madre, se non il logo che portano sul serbatoio.
A questo punto forse è meglio lasciare le cose come stanno e ricordare (chi li ricorda) questi gloriosi marchi.
Rimarremo sempre meravigliati quando li incontreremo nei raduni o nei musei  motociclistici, e la frase ricorrente sarà sempre la stessa: “ma noi italiani sapevamo  fare queste cose anche in quell’epoca?”.

Rumi 125 Turismo del 1950
Rumi 125 Turismo del 1950


fonte:  http://www.dueruotenelweb.it/2009/01/troppi-marchi-italiani-sono-andati-persi-perche-non-farne-rinascere-qualcuno.html

Aermacchi Ala Verde 250
Aermacchi Ala Verde 250

Troppi  marchi motociclistici italiani sono caduti nell’oblio: Rumi, Moto Maserati, Guazzoni, Parilla, Motobi, Laverda, Aermacchi, etc.
Tutte moto stupende che hanno segnato un passo della storia motociclistica italiana.
Pensate che sia improponibile farne rinascere qualcuno?
Possibile che non vi sia un imprenditore con un pò di soldini da investire, che non sia capace di acquistare uno di questi marchi e mettere sù una fabbrica che ricalchi le sue produzioni e le sue filosofie?
E non certo andando a cercare qualche assemblatore coreano o cinese che ci appioppa sopra il marchio originale della casa e che poi ci fa uno scooter o qualche altra moto dalle connotazioni chiaramente orientali, magari con frizione automatica!
Se fossi un imprenditore mi metterei al lavoro cercando di produrre moto il più simili possibile ai modelli storici, che ancor oggi fanno girare la testa a chi le osserva e a chi ne capisce ancora di moto!
Non mi andrei ad impelagare in progetti megalattici cercando di operare il rilancio facendo leva su produzioni di maxi-mega-ultra-iper moto, ma più semplicemente rispettando quelli che furono i canoni della casa, ovvero stupende monocilindriche o bicilindriche dalla cubatura media, leggere, agili, filanti e toste.
Un motore che ancora fa sentire i suoi colpi senza l’interposizione di catene, catenelle ed equilibratori.
Moto che vanno veloci perché i loro motori, anche se non straripanti di cavalli, dovranno spingere delle masse filanti che pesano poco, dal rapporto peso-potenza ottimale.
E allora signori imprenditori del settore, la strada è già aperta, i marchi sono pronti per essere “adottati”, la storia c’è pure, il mito non manca e la voglia di vederli ritornare in auge neanche!
Cosa aspettate?


L’essenza della moto. L’abbiamo persa di vista!?

 fonte: http://www.dueruotenelweb.it/2007/11/lssenza-della-moto-labbiamo-persa-di.html




Credo che non vi sia motociclista con un pò di annetti sul groppone che non abbia posseduto svariati modelli di moto.
Ogni moto posseduta lascia dietro di se un ricordo indelebile, a volte piacevole a volte un po’ meno, a volte anche brutto.
Vi sono moto che si ricordano in modo particolare, e non tanto per la loro grande affidabilità, per la loro qualità o per le loro prestazioni, ma semplicemente perché ci hanno donato delle sensazioni particolari, o meglio perché ci hanno emozionato in maniera particolare.
Se uno chiede ad un motociclista con una certa carriera qual è fra le moto possedute quella che gli è piaciuta di più o che gli ha lasciato un ricordo indelebile, vi accorgerete che egli mezionerà il modello più datato.
Questo non accade perché le moto di prima erano da ritenere più affidabili o migliori di quelle di oggi, ma per il semplice fatto che le moto di qualche decennio fa (nel mio caso diversi decenni) pur se angustiate da qualche problemino riuscivano a donare qualche cosa in più.
Questo qualcosa in più io lo definirei (sempre che questo termine si possa associare ad un mezzo meccanico), “carattere”.
Si, le moto di una volta avevano carattere, quello che non riesco più a trovare nelle moto d’oggi.
Provate a chiedere a qualcuno che ha posseduto una Norton Commando o una Guzzi V 700 Sport, una Laverda 750, ma anche qualche moto di media cilindrata come l’ Honda CB400 Four, la Morini 350 Sport o la Ducati Scrambler, e mi fermo qui, vedrete cosa vi dirà! Erano moto che si riconoscevano ad un miglio di distanza, per il loro personale rombo, per i loro colori, per le loro linee.
Ragazzi che moto!
E non occorreva certo avere più di cento cavalli sotto le terga.
Chi non ha vissuto quel periodo non può certo capire, e tutto ciò che gli viene propinato oggi per lui va bene.
Moto anonime, tutte uguali!
Moto che viste di davanti sembrano scooter; scooter che visti di davanti sembrano moto.
E poi plastica, quanta plastica!
Così se fai una semplice scivolata devi sostituire almeno 5 pezzi concatenati fra di loro, ognuno col suo codicino, ognuno col suo costo, naturalmente grezzi, poiché andranno poi verniciati in un carrozziere che ti farà sborsare la stessa cifra che occorre per verniciare un’auto intera.
Sarà che ormai sono fatto grandicello e che appartengo ad un’altra “era motociclistica”, ma devo confessare che le moto di oggi, tranne qualche particolare modello non mi dicono più niente.
Inoltre ho la vaga sensazione che questa corsa alle potenze estreme, alle superprestazioni, alla ipertecnologia, alla ricerca del nuovo che deve sbalordire ad ogni costo, ci stia facendo perdere di vista quella che è la vera essenza della moto, o meglio, dell’andare in moto.